Non sembra bastare l’aver inserito in bolletta il costo del canone Rai: viste le ingenti perdite e la riduzione di risorse che la tv pubblica italiana fa registrare ormai da anni, l’ad Carlo Fuortes lancia la proposta shock: estendere l’obbligo di pagamento anche a chi possieda uno smartphone, un tablet o un pc.
Un’idea che, però, pare non aver trovato consensi in Parlamento e che potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang politico se applicata in futuro.
Cosa propone l’ad Rai Fuortes
In occasione dell’ultima audizione in Commissione di Vigilanza Rai, l’amministratore delegato della tv pubblica ha sottolineato il consistente calo di entrate fatte registrare negli ultimi anni.
I motivi di queste risorse sempre più limitate, secondo Fuortes, sono legati anche alle trattenute effettuate dallo Stato sul gettito generato dal canone. Si tratterebbe di oltre 2.400 milioni di euro in 8 anni che mancano dai bilanci Rai. A questo vanno aggiunti minori investimenti pubblicitari da parte delle aziende che preferiscono investire in altri mercati quali, ad esempio, quelli legati ad internet.
Per tentare di appianare il buco che si è creato e garantire una buona qualità delle proposte televisive, Fuortes ha presentato alla commissione 4 diverse idee:
- estendere il canone a tutti i dispositivi multimediali (smartphone., tablet, pc);
- riconoscimento integrale delle risorse senza trattenute da parte dello Stato;
- riduzione del limite di affollamento pubblicitario per singola fascia all’8%;
- cancellare la tassa sulla concessione sul canone ordinario.
Le proposte di Fuortes, però, non sembrano aver fatto breccia nei membri della Commissione di Vigilanza.
Federico Mollicone, responsabile Cultura di Fratelli d’Italia, ha sottolineato che l’eliminazione di parte delle trattenute – 110 milioni utilizzati per sostenere il mondo dell’editoria italiana – non è percorribile e andrebbe a distruggere l’intero sistema editoriale. Dai membri del fronte leghista giunge, invece, forte preoccupazione circa la proposta di allargamento della platea obbligata a pagare il canone perché proprietaria di un dispositivo multimediale. “Non vogliamo nemmeno pensare che l’azienda si stia preparando a mettere le mani nelle tasche degli italiani” hanno commentato in una nota.
E’ indubbio che il servizio pubblico necessiti urgentemente di un rilancio dei contenuti e uno svecchiamento delle proposte, se questo avverrà estendendo il canone a smartphone e tablet lo sapremo presto.
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